Dentro una frase può trovarsi un'altra frase, che nella frase principale rappresenta una parte> Tale frase non principale si chiama una subordinata. Di solito le subordinate non hanno un indicatore di ruolo. Normalmente le subordinate iniziano con una particella introduttiva, una congiunzione subordinante:

• Ke è la più importante congiunzione di una subordinata.

• Ĉu introduce frasi subordinate interrogative.

• I correlativi in KI introducono frasi subordinate interrogative e frasi subordinate relative.

Altre soggiunzioni sono se, ĉar, dum, ĝis, kvankam, kvazaŭ, ol e apenaŭ.

Ke

La congiunzione ke non ha un significato proprio. Essa indica soltanto l'inizio di una frase subordinata, che non è introdotta da una altra congiunzione. Una frase in ke può avere molti diversi ruoli. Il ruolo si può evidenziare se si sostituisce la frase in ke con il correlativo tio. A volte si usa la particella tio in unione con la frase in ke, specialmente quando è necessario indicare il ruolo della frase in ke con una preposizione.

Frasi in ke come soggetto, oggetto o complemento

Se la preposizione è pri, normalmente la si tralascia (e anche il tio ausiliario):

Di solito si mette la preposizione por subito prima di una frase ke senza tio. La espressione completa por tio ke è assai poco usata. Si usa anche anstataŭ subito prima di ke, e a volte malgraŭ, krom e sen:

A volte si usa una semplice frase in ke senza por invece di por (tio) ke:

Solo por ke, malgraŭ ke, anstataŭ ke, krom ke e sen ke sono generalmente accettati. Ma solo la scarsa frequenza gioca contro frasi come: Ni parolis, pri ke la prezoj ĉiam altiĝas. Oni argumentis, kontraŭ ke ili ekloĝu en la urbo. Li sukcesis eskapi, pro ke vi dormis. Tio okazis, antaŭ ke mi naskiĝis. Tuttavia la scarsa frequenza è un forte argomento. È meglio non esprimersi senza bisogno in modi così insoliti, che forse non saranno capiti. Meglio dunque usare un tio ausiliario: pri tio ke, kontraŭ tio ke ecc. Invece di antaŭ (tio) ke e post (tio) ke si usa antaŭ ol e post kiam. Invece di pro ke usare pro tio ke, tial ke o ĉar.

Frasi in ke come complemento:

Spesso una frase in che ha ruolo di complemento che chiarisce il significato di una parola.

Una frase in ke come attributo

Una frase in ke può essere l'attributo di una parte di frase sostantiva:

Omissione di ke

A volte si tralascia ke prima di una subordinata, ma quasi esclusivamente in un discorso indiretto:

Frasi subordinate interrogative

Se la subordinata è una domanda, essa comincia con ĉu o una parola KI. Una subordinata interrogativa può avere gli stessi ruoli nella frase come le frasi in ke.

In alcune lingue si usa nelle frasi subordinate la stessa parola per ĉu e per se. In esperanto si deve distinguere. Ĉu indica una domanda. Se indica una condizione. La differenza di significato è grande;

La subordinata relativa

I correlativi in KI possono anche introdurre subordinate senza significato interrogativo. Spesso tale parola in KI rappresenta in qualche modo una cosa che si trova anche nella frase principale. Tali parole in KI si chiamano relative, perchè indicano una relazione fra la frase subordinata e la principale.

Il pronome relativo kiu

Spesso è difficile separare una frase subordinata introdotta da kiu dalla frase principale, perchè il significsto dipende da entrambe le frasi unite;

Molti non mettono virgole prima e dopo le frasi in kiu, ma esse sono necessarie per il significato della frase complessiva. Tuttavia su questo non ci sono regole. Si possono sempre mettere le virgole.

Una frase con kiu relativo normalmente sta subito dopo la parola cui si riferisce, ma a volte è in altra posizione, ad es. all'inizio di tutta la frase. Allora la parola descritta è sempre tiu o e preceduta da tiu:

Talvolta una parola principale ha più di una frase kiucome epiteto. Normalmente per chiarezza si aggiunge una congiunzione, per es. kaj o sed: Hieraŭ mi vidis viron, kiu promenis sur la strato, kaj kiu portis grandan valizon. Entrambe le frasi in kiu si riferiscono alla parola viron. Se ci sono più di due frasi in kiu, basta mettere una congiunzione davanti all'ultima frase in kiu: Jen estas afero, kiu estas tre utila, kiu helpos vin en multaj okazoj, kaj kiun vi tre zorge gardu. Tutte e tre le frasi in kiu sono epiteti della parola afero.

A volte una frase con kiu relativo `elegata molto debolmente alla parola di cui è epiteto. Tale frase con kiu fa semplicemente continuare il racconto. Si potrebbe altrettanto bene usare una frase principale a sé. Una frase con kiu che prosegue il racconto è sempre alla fine della frase principale:

Il pronome relativo kio

Un kio relativo può essere usato come congiunzione simile a un kiu relativo. Si usa un kio relativo invece di un kiu relativo se la subordinata è epiteto di un correlativo in O:

Spessso il correlativo descritto è sottinteso:

Si usa un kio relativo invece di un kiu relativo se la subordinata è epiteto di un aggettivo sostantivato con significato molto generale. Si può dire che la parola io è sottintesa dopo l'aggettivo. Ma effettivamente non si usa mai tale espressione completa con io:

Se si mette un sostantivo, come ad es. afero, si deve sempre usare un kiu relativo: La sola afero, kiun mi deziras... La unua afero, kiu okazis... Okazis la plej bona afero, kiun oni povus imagi.

Se il significato dell'aggettivo sostantivato è meno astratto, e si sottintende un qualche vero sostantivo, allora si usa kiu:

Si usa un kio relativo invece di kiu anche per rappresentare una intera frase. Allora kio rappresenta l'idea della intera frase:

Giri di frase enfatici con kiu o kio relativi

C'è un particolare tipo di frase enfatica, in cui si usa il presente del verbo esti più una grase subordinata relativa con kiu o kio:

Spesso si può dare enfasi più facilmente con l'ordine delle parole: Pri ĉi tiaj aferoj decidas li. Makaroniojn ni manĝas.

Il pronome relativo kies

Kies relativo indica il più delle volte possesso o appartenenza:

Un kies relativo può anche indicare l'oggetto significato, o il soggetto di un sostantivo di azione:

In alcune lingue esiste un termine, che assomiglia a kies, ma che ha più significati. Il termine kies in esperanto può signifificare solo de kiu, e solo quando si tratta di possesso/apartenenza, oggetto o soggetto. Kies non può significare el kiu, al kiu, pri kiu o simili: Venis grupo de junuloj, el kiuj du estis miaj filoj. Non è possibile dire: ...junuloj, kies du estis miaj filoj. la frase indipendente è: Du el la junuloj estis miaj filoj. Si tratta di differenziazione di individui da un gruppo. Si deve dire el la junuloj, non de la junuloj. Quindi non si deve utilizzare kies. Nia asocio, al kiu ne apartenas tiuj personoj, ne havas ian ajn respondecon pri iliaj agoj. Non si può dire: Nia asocio, kies ne apartenas... La frase indipendente è: Tiuj personoj ne apartenas al nia asocio. Non si dice mai aparteni de. Non si può quindi usare kies.

Il pronome relativo kiam

Un kiam relativo può introdurre una frase subordinata di tempo. Tale frase subordinata può riferirsi a una espressione di tempo nella frase principale o a un tiam sottinteso:

Una frase subordinata con kiam relativo può avere prima di sé una preposizione di tempo. La preposizione indica il ruolo della intera frase in kiam, non della parola kiam:

Se si mette tiam in frasi di questo genere, la preposizione deve stare davanti a tiam: Adam vivis, post tiam, kiam naskiĝis al li Set, 800 jarojn.

Con un kiam interrogativo è diverso. Una preposizione davanti a un kiam interrogativo indica il ruolo di kiam, non della intera frase interrogativa:Ŝi demandis, ĝis kiam mi restos hejme. = Ŝi demandis, ĝis kiu tempo mi restos hejme.

Il pronome relativo kie

Un kie relativo può introdurre una frase subordinata di luogo. Una tale subordinata può riferirsi a una espressione diluogo nella principale o a un tie sottinteso:

Invece di un kie relativo spesso si può usare en kiu(j), ĉe kiu(j), sur kio o simili, specie se la frase subordinata è epiteto di un sostantivo che non ha ruolo di complemento di luogo nella frase principale. Ma spesso kie è più elegante:

Il pronome relativo kia

Un kia relativo può introdurre una subordinata di caratteristica. Una frase kia relativa può riferirsi a un tia, tiaspeca o tiuspeca nella frase principale:

Se una frase in KI relativo si riferisce a un sostantivo con tia, si può anche usare un kiu relativo: Vi havas plenan rajton uzi la monon en tia maniero, kiu ŝajnas al Vi la plej bona.

Un kiu relativo indica un individuo certo, mentre un kia relativo indica la specie:

Ma già in questi esempi 1}tiun e tian mostrano in modo sufficientemente chiaro la differenza fra individuo e specie. Si può quindi usare kiu in entrambe le subordinate. Di solito si preferisce kiu, ma kia sottolinea meglio che si tratta di specie.

Usate un kia relativo solo davanti a una frase con un verbo. davanti a una parte di frase isolata, o a un gruppo di parti di frase senza un verbo, si usa un kiel comparativo: Li vizitis (tiajn) urbojn kiel Parizo. Non dire: ...urbojn kia Parizo.

Il pronome relativo kiel

Un kiel relativo può introdurre una frase subordinata di modo o di grado. Una frase con kiel relativo si riferisce a un tiel nella frase principale, ma spesso tiel si tralascia.

Una frase con kiel relativo a volte descrive una intera frase. Allora kiel rappresenta la idea della frase completa, similmente al kiorelativo: Ŝia beleco, kiel oni diris, estas la deloga beleco de la malbono. = La sua bellezza era la seducente bellezza del male.. + Così si diceva. = Si diceva, che la sua bellezza è ...

Il pronome relativo kiom

Un kiom relativo può introdurre una subordinata di quantità o di misura. Una frase con kiom relativo si riferisce a un tiom nella frase principale, ma spesso tiom si tralascia:

Una frase subordinata con kiom relativo spesso indica una limitazione di qualche specie:

Il pronome relativo kial

Anche kial è usato come parola relativa, ma solo come complemento di sostantivi come kaŭzo o motivo, e anche in questi casi molto raramente:

Dunque non si usano frasi come: Ili foriris tial, kial mi foriris. Ma si dice: Ili foriris pro la sama kaŭzo, kial mi foriris. O più spesso: ...pro la sama kaŭzo, pro kiu mi foriris.

Per rappresentare una intera frase che indica una causa si può usare pro kio: Mi ne ricevis vian leteron, pro kio mi ne respondis. Si può anche ribaltare la struttura della frase, usando ĉar: Ĉar mi ne ricevis vian leteron, mi ne respondis.

Una frase con kial relativo non indica in sé una causa o un motivo. La causa la indica invece la parola a cui si riferisce la frase con kial, e la particella kial rappresenta tale causa nella subordinata. Per introdurre una subordinata che mostra di per sé una causa o motivo, si usa soprattutto ĉar: Ili foriris, ĉar mi foriris. (La mia partenza è causa della loro partenza.)

Omissione di una parola in TI

Una parola in KI relativa spesso si tiferisce a una parola TI della stessa specie nella frase principale. Spesso si può sottintendere la parola KI senza cambiare il significato. Non ci sono regole assolute su quando si può tralasciare la parola TI. L'importante è la chiarezza: se la frase diviene troppo oscura non si deve tralasciare la parola TI. La parola in KI relativa e la corrispondente parola TI devono normalmente avere la stessa forma: devono essere nello stesso gruppo nella tabella (tiu — kiu, tio — kio, tiel — kiel ecc.), e avere lo stesso indicatore di ruolo, o essere entrambi senza indicatore.

Normalmente non si può omettere un tiun o tiujn isolato: Mi finfine provis tiujn, kiujn vi tiom laŭdis. Non dire: Mi finfine provis, kiujn vi tiom laŭdis.

Se tiu sta davanti a un sostantivo per definirlo, non si può tralasciare tiusenza alterare il significato. Ma spesso si può cambiare tiu in la senza differenza di significato: Li ankoraŭ ne redonis tiun libron, kiun li pruntis de mi. → Li ankoraŭ ne redonis la libron, kiun li pruntis de mi. Se si dicesse: Li ankoraŭ ne redonis libron, kiun..., si tratterebbe di uno di quei libri che egli prese in prestito da me. Il significato cambia.

Se tio e kio hanno una preposizione, è preferibile non tralasciare tio: Marta renkontiĝis kun tio, kun kio renkontiĝas milionoj da homoj. Non: Marta renkontiĝis, kun kio renkontiĝas...

Se una frase con kiam relativo si riferisce a tiam,spesso si tralascia tiam, ma si può conservare tiam per enfatizzare: Kiam oni estas riĉa, [tiam] oni havas multajn amikojn.

Invece di post tiam kiam, de tiam kiam ecc., normalmente si usa solo post kiam, de kiam ecc. Dunque si tralascia tiam, conservando però la preposizione. In tali casi la preposizione si riferisce non alla parola kiam, ma a tutta la frase in kiam : Post tiam, kiam ŝi estis mallongan tempon en la arbaro, fariĝis nokto. →

Invece di ĝis (tiam) kiam meglio dire semplicemente ĝis. Inoltre non usare dum (tiam) kiam, ma simple dum. Ĝis e dum sono già soggiunzioni, e non hanno alcun bisogno di essere aiutate da kiam. Invece di antaŭ tiam kiam si usa di solito antaŭ ol.

Se una frase con kie relativo si riferisce al solo tie, spesso si tralascia tie, ma si può conservare tie per enfatizzare: Kie estas pano, [tie] ne mankas panpecetoj.

Una frase con kia relativo si riferisce sempre a un tia nella principale. Il più delle volte si mantiene tia, ma se la frase è chiara lo si può tralasciare: Li havas [tian] kapon, kian vi ne trovos en la tuta mondo.

Una frase con kiel relativo si riferisce sempre a un tiel nella principale, ma spesso si sottintende tiel: Ne vivu [tiel] kiel vi volas, vivu [tiel] kiel vi povas.

Una frase kiom relativa si riferisce sempre a un tiom nella frase principale, ma spesso si può sottintenderetiom: Da pulvo ni havas [tiom] kiom vi volas.

Una frase kies relativa molto raramente si riferisce a un ties nella frase principale. Ma quando a volte avviene così, a malapena si può omettere ties: Kies ĝi estas, ties ĝi restu.

Una frase relativa in kial non fa mai riferimento a tial nella frase principale:.

L'omissione di una parola in TI normalmente non è possibile, quando la parola TI e la relativa KI hanno diversi indicatori di ruolo, o quando uno di essi ha e l'altro non ha indicatore di ruolo:

In alcune lingue si può a volte tralasciare la parola KI relativa. Questo in esperanto è impossibile. Non dire: La viro, mi vidis, portis valizon. Dire: La viro, kiun mi vidis, portis valizon. Non dire: Nun estas la horo, ŝi normale alvenas. Dire: Nun estas la horo, kiam ŝi normale alvenas.

In alcune lingue si può a volte tralasciare la parola KI relativa, ma conservare una eventuale preposizione che allora sta da sola in qualche posto nella subordinata (persino alla fine). Questo in esperanto è assolutamente impossibile. La preposizione deve stare davanti a quella parte della frase di cui indica il ruolo. Non dire: Mi vidis tiun knabinon, vi parolis pri. Dire: Mi vidis tiun knabinon, pri kiu vi parolis.

Se

Se = "sotto la condizione che, supponendo che, nel caso che". Se introduce una subordinata che esprime una condizione, una supposizione o un avvenimento:

Quando una frase in se è all'inizio della frase, spesso si usa tiam nella frase principale per maggior chiarezza. Tiam rappresenta la idea della frase in se. Si può anche usare tiuokaze, tiaokaze o simili: Se ĉiu balaos antaŭ sia pordo, tiam en la tuta urbo estos ordo.

A volte tio nella frase principale esprime la idea di una precedente frase se: Se ŝi havas multe da mono, tio ne nepre signifas, ke ŝi estas feliĉa. = Se lei ha molto denaro, il fatto, che lei ha molto denaro, non necessariamente significa ...

Se si usa anche nella frase principale per esprimere un forte desiderio, che probabilmente non sarà realizzabile. In tale frase il verbo assume sempre la forma US: Ho, se mi estus sola! Se mi ne havus infanon! = Io desidero fortemente di essere solo, di non avere un bambino (ma non è possibile). Si può dire che la vera frase principale è sottintesa: Ho, se mi estus sola, tiam mi estus feliĉa! Si può usare nur in frasi di desiderio con se per rafforzare il significato di desiderio: Ho, se mi nur estus sola! Ho, se mi nur povus esti tiu feliĉulo!

Ĉar

Ĉar = "per il fatto che". Ĉar introduce una frase subordinata che esprime una causa o un motivo:

Se una frase con ĉar è all'inizio della frase, spesso si usa tial nella frase principale. Tial rappresenta la idea della frase con ĉar: Ĉar la aŭtoro de la lingvo Esperanto tuj en la komenco rifuzis unu fojon por ĉiam ĉiujn personajn rajtojn kaj privilegiojn rilate tiun lingvon, tial Esperanto estas "nenies propraĵo". Alla fine della lunga frase con ĉar forse si è dimenticato che essa comincia con ĉar. Tial introduce la conseguenza della causa, e fa ricordare che si tratta di una causa. A volte si usa tial subito prima di ĉar per dare enfasi: Mi petas tion ĉi tial, ĉar mi scias la inklinon de la plimulto da homoj. Dopo tial però normalmente si usa una frase in ke. Tial ke = pro tio ke = ĉar: Tio ĉi estas nur tial, ke la ideo mem de lingvo "tutmonda" estas tiel alta kaj alloga. Non usare invece la variante pro tio ĉar.

Dum

Dum introduce una subordinata di tempo. Una frase con dum indica qualcosa che dura contemporaneamente alla frase principale. Si usa dum se la subordinata e la principale hanno pressappoco la stessa durata e sono all'incirca contemporanee:

Spesso una frase con dum indica qualcosa che è in contrasto con la frase principale. In tal caso il significato di durata nel tempo può indebolirsi e a volte quasi sparire:

Dum inizialmente era solo una congiunzione. In seguito dum è diventato anche una preposizione: Dum la manĝado venas apetito.

Sese le due azioni non sono entrambe durevoli, o se non si vuole particolarmente esprimere la durata, si usa un kiam relativo. Allora forse le due azioni sono contemporanee solo per un momento: Kiam mi venis al li, li dormis. Kiam oni estas riĉa, oni havas multajn amikojn. Dum e kiam esprimono sfumature diverse. Perciò non bisogna usarle entrambe allo stesso tempo. Non dire: Tio okazis, dum kiam mi loĝis en Romo. Dire ...dum mi loĝis en Romo, se si tratta di avvenimento di lunga durata. Dire ...kiam mi loĝis en Romo, se si tratta di avvenimento di breve durata, o se la durata non importa.

Ĝis

Ĝis introduce una frase subordinata che indica il limite temporale della frase principale. Quando la azione della frase ĝis inizia, la azione della frase principale termina:

Una frase con ĝis deve sempre esprimere qualcosa di più o meno momentaneo. Non dire: Mi restis, ĝis li dormis. Dire: Mi restis, ĝis li ekdormis. O: Mi restis, ĝis mi vidis, ke li dormas.O simili.

In una subordinata di tempo è superfluo, anzi da evitare, di aggiungere kiam dopo ĝis. Non dire: Mi daŭrigos demandadi, ĝis kiam vi respondos. Dire semplicemente: Mi daŭrigos demandadi, ĝis vi respondos. Ĝis è di pr sé una congiunzione e non richiede l'aiuto di kiam. Ma se si tratta di una subordinata interrogativa, ĝis kiam è del tutto normale: Mi demandis, ĝis kiam ili restos tie.

Può sembrare strano da parte nostra utilizzare solo ĝis kiam con le domande. La spiegazione è che una ĝis kiam non interrogativa richiederebbe, in realtà, una costruzione completamente diversa rispetto alla ĝis kiam interrogativa. Le somiglianze sono solo superficiali, di fronte ad una subordinata non interrogativa ĝis si riferisce all'intera subordinata:Mi daŭrigos demandadi, ĝis kiam vi respondos. = Mi daŭrigos demandadi ĝis la tempo de via respondo. In una subordinata interrogativa, comunque, ĝis si riferisce solo a kiam: {5} = {6} Con questo tipo di subordinata sia ĝis che kiam sono assolutamente necessarie per esprimere il significato voluto. In una frase temporale con ĝis, kiam è del tutto superfluo. Infatti, aggiungendo questo kiam superfluo si potrebbe dare l'impressione che questa sia una domanda, quando non lo è.

Alcuni erroneamente aggiungono ne in una frase con ĝis (per influsso della loro lingua nazionale) e questo provoca un significato sbagliato. Si dice per es.: Mi rifuzos kredi al viaj vortoj, ĝis vi ne donos pruvojn. Il senso vorrebbe essere che la azione "rifuzi kredi al viaj vortoj" cesserà nel momento in cui si forniranno delle prove. Perciò si dovrebbe dire: Mi rifuzos kredi al viaj vortoj, ĝis vi donos pruvojn. Se si usa dum invece di ĝis, allora invece si usa ne: Mi rifuzos kredi al viaj vortoj, dum vi ne donos pruvojn. La azione "rifuzi kredi al viaj vortoj" durerà durante quel tempo, in cui non darai prove (ossia fino a quel momento in cui darai le prove).

Ĝis è fin dall'inizio non solo congiunzione di una subordinata, ma anche preposizione: Post la vespermanĝo niaj fratoj eliris kun la gastoj el sia domo kaj akompanis ilin ĝis ilia domo.

Kvankam

Kvankam introduce una subordinata che indica una causa insufficiente o un impedimento insufficiente. Una frase con kvankam indica qualcosa che non riesce a impedire quanto espresso dalla frase principale:

Se una frase in kvankam è all'inizio, spesso per chiarezza si usa tamen nella frase principale:

Non usare mai sed (né kaj) per rafforzare una frase in kvankam. Non dire: Kvankam mi ne volis tion, sed mi faris. Dire: Kvankam mi ne volis tion, mi tamen faris. Oppure: Mi ne volis tion, sed mi tamen faris.

Kvankam somiglia molto a malgraŭ.nLa differenza è che kvankam introduce una subordinata, mentre malgraŭ è una preposizione, che precede una parte della frase sostantiva: Ili rifuzis helpi, kvankam mi petegis. = Ili rifuzis helpi malgraŭ mia petego.

Ma anche malgraŭ può introdurre una subordinata con l'aiuto di ke o tio ke: Ili rifuzis helpi malgraŭ (tio), ke mi petegis. La espressione malgraŭ (tio) ke è`meno frequente e perciò più enfatica di kvankam. C'è anche la espressione ancor più forte spite ke, che indica una opposizione intenzionale: Ili rifuzis spite ke mi petegis. Anche eĉ + se possono avere a volte un significato simile. Eĉ + se indica che sarebbe sorprendente se la cosa non si opponesse: Ili rifuzus, eĉ se mi petegus.

Kvazaŭ

Kvazaŭ = "come se". Kvazaŭ può introdurre una frase subordinata che indica una comparazione immaginata:

In tali frasi con kvazaŭ normalmente si usa il condizionale. Ma se la frase in kvazaŭ in qualche modo riporta il pensiero di qualcuno, allora spesso si usa l'indicativo. Si tratta in tal caso di discorso indiretto, in cui si usa sempre la forma verbale del pensiero o detto originario: Ŝi havis la senton, kvazaŭ tio estas ŝia arbo.

Kvazaŭ spesso si usa come particella avverbiale (che non introduce affatto una subordinata). Allora normalmente si usa solo un indicativo: Ili vidas en mi personon, kiu kvazaŭ ludas la rolon de ia reĝo.

Ol

Ol può introdurre una frase subordinata di tempo, se tale frase è preceduta dalla parola antaŭ:

Ol di solito indica comparazione, in associazione con pli o alia. Anche in antaŭ ol si tratta di comparazione, è un confronto di due tempi. Uno dei due è prima, l'altro dopo. Logicamente si potrebbe anche usare antaŭ kiam, come si usa post kiam. Ma già da molto tempo si usano antaŭ ol e post kiam. Entrambi sono logici. Sarebbero logici anche antaŭ ke (= antaŭ tio ke), e post ke (= post tio ke), ma queste espressioni praticamente non si usano. Si raccomanda di usare antaŭ ol e post kiam, perchè sono facilmente comprensibili proprio per la loro frequuenza.

Se la frase principale e la subordinata hanno lo stesso soggetto, si può, al posto della subordinata, usare antaŭ ol + infinito: Oni devas iri longan distancon, antaŭ ol veni al la rivero.

Apenaŭ

Apenaŭ è di solito una particella avverbiale, ma può essere anche una congiunzione che introduce una subordinata di tempo. Allora apenaŭ significa "subito dopo che" o "quasi contemporaneamente a". Tali frasi con apenaŭ stanno sempre prima della frase principale:

• Apenaŭ ŝia patrino ŝin rimarkis, ŝi kriis al ŝi: "Nu, mia filino?" = Tuj post kiam ŝia patrino ŝin rimarkis (preskaŭ samtempe), ŝi kriis... - Appena sua madre la notò, le gridò: "Bene, figlia mia?" = Sibito dopo che sua madre la notò, le gridò...
• Apenaŭ ŝi ektuŝis ŝian brakon, el la buŝo de Janjo elsaltis krieto de doloro. - Appena lei le toccò il braccio, dalla bocca di Gianna sfuggì un grido di dolore.

In alternativa si può usare apenaŭ come particella avverbiale nella frase principale: Apenaŭ ŝi ektuŝis ŝian brakon, kiam el la buŝo... La frase kiam el la buŝo... è ora una subordinata di tempo.